Scrittori vegani, il rapporto tra la letteratura e cibo

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Scrittori vegani, il rapporto tra la letteratura e cibo

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La letteratura e il cibo hanno un legame inscindibile, e l'approccio di alcuni scrittori alla questione del cibo è stato molto personale. Negli ultimi anni, la questione dei diritti degli animali e del consumo di carne ha raggiunto un livello di discussione senza precedenti. Ma lo sai che non è una questione nuova? Infatti, ci sono stati molti scrittori nel corso della storia che hanno scelto di seguire uno stile di vita vegetariano o vegano, molto prima che diventasse di moda.

Partendo dall'Antica Grecia, Platone, Epicuro e Plutarco sono stati tra i primi pensatori a non cibarsi di carne animale, nonostante fosse uno degli alimenti principali dell'epoca. Nella sua opera La cena di Pitagora, Erica Joy Mannucci spiega come Platone immaginasse un'età arcaica felice in cui l'uomo rispettava tutti gli esseri viventi, senza cibarsene o offrirli agli dei. Epicuro invitava i suoi discepoli a condurre un'esistenza priva dei "piaceri" della carne. Plutarco, invece, sottolineava l'importanza del valore della vita di tutti gli animali, poiché erano dotati di sensibilità e intelligenza.

Anche in epoca romana c'erano scrittori animalisti ante litteram. Tito Lucrezio Caro, autore dell'immortale De rerum natura e seguace di Epicuro, affermava che tutte le specie viventi erano partorite dalla Terra e dal suo calore. Publio Ovidio Nasone, autore delle Metamorfosi, si interessava al vegetarianismo di Pitagora, strettamente legato al concetto di metempsicosi. Lucio Anneo Seneca, a differenza degli altri stoici, trovava la dieta a base vegetale gradevole e salutare.

Nell'età moderna e contemporanea, molti scrittori hanno scelto di adottare una dieta vegetariana o vegana. Mary e Percy Bysshe Shelley, entrambi scrittori romantici, sostenevano che la dieta a base di carne fosse l'origine della violenza umana e causa di malattie e avidità. Lev Tolstoj, autore di Contro la caccia e Il primo gradino, divenne vegetariano per compassione verso gli animali. Louise Marie Alcott ed Emile Zola erano vegetariani, e quest'ultimo riteneva che "il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà". George Bernard Shaw e Franz Kafka scelsero entrambi di diventare vegetariani in giovane età.

Ma cosa significa essere vegani nella letteratura? Alcuni scrittori hanno deciso di incorporare questa scelta di vita nelle loro opere. Il romanzo post-apocalittico Oryx and Crake di Margaret Atwood immagina una società futura in cui gli esseri umani si nutrono solo di prodotti sintetici e dove gli animali sono solo un ricordo. In The Vegetarian di Han Kang, una donna smette di mangiare carne dopo un incubo, e la sua scelta di vita provoca un'ondata di   usiasmo e di curiosità tra i lettori, pronti a scoprire i segreti nascosti dietro la relazione tra scrittori e cibo, tra idee e alimentazione. La connessione tra letteratura e vegetarianismo o veganismo rappresenta un fenomeno culturale che va ben oltre la scelta di un regime alimentare, divenendo un modo di vivere la vita e di interagire con il mondo che ci circonda. Un'idea che ha affascinato scrittori di ogni epoca, dai filosofi dell'Antica Grecia fino ai nostri giorni, passando per autori immortali come Shakespeare, Dickens, Virginia Woolf e molti altri. Ma cosa spinge questi grandi nomi della letteratura a cercare una connessione così forte tra ciò che mangiamo e ciò che scriviamo? A quali ideali e valori si ispirano i vegani e i vegetariani della letteratura? E soprattutto, quali messaggi possono trasmettere ai lettori del presente e del futuro? Scopriamolo insieme, esplorando il mondo affascinante e controverso della letteratura vegana e vegetariana.


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